food

Il caso Barilla: anche la protesta è marketing

Pubblicato

il

Chiunque frequenti i più famosi social network come facebook o twitter sarà sicuramente incappato in un post o cinguettio con il tema “boicottiamo la Barilla”. Dopo le dichiarazioni del presidente della multinazionale parmigiana Guido Barilla al programma radiofonico “La Zanzara”, infatti, molti cybernauti, ma anche associazioni varie e personaggi famosi, si sono scagliati contro l’azienda leader della pasta, per presunta omofobia.

Ora, a guardar bene, un vecchio detto dice “che se ne parli bene o male, l’importante è che se ne parli”. E qui sta il punto, è tutta una questione di marketing. Al di là di quello che sia stato detto in quella intervista (e forse, in questo caso, conta più il modo con cui è stato formulato un concetto, condivisibile o meno), quanto ha favorito o svantaggiato l’intervista stessa alla azienda? Cosa potrebbe comportare un boicottaggio dei prodotti Barilla? Probabilmente nulla cambierà, in termini di mercato, per il pastificio, perché i consumatori fedeli al marchio si identificano nel marchio stesso ed in quello che rappresenta, per la sua tradizione decennale e per la sua immagine, costruita negli anni dal marketing, appunto.

Non a caso, il Mulino Bianco la marca di prodotti più amata dagli italiani mentre la pasta Barilla si posiziona al terzo posto, dietro solo alla Nutella (dati ricavati dall’indagine “Meaningful brands 2013” di Havas Media). Un protesta quindi un po’ sterile, un dibattito che forse potrebbe addirittura essere salutare all’azienda parmense, che con un po’ di “cenere sul capo” riuscirebbe a migliorare la propria immagine etica.

Altra cosa, sarebbe stato invece, chiedersi perché un prodotto, stiamo parlando di pasta, sicuramente non di primissima qualità, riesca incontrastato a dominare il mercato interno e ancor più quello estero.

Trending

Exit mobile version