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Lo scatto è servito: l’arte della food photography si fa instagrammabile

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Nel corso degli ultimi cinque anni, da quando ho deciso che la mia passione per la cucina sarebbe diventata il mio lavoro, mi sono chiesto più volte quanto contasse l’estetica di un piatto, non solo nella realtà, ma anche in fotografia.
La risposta è una sola: è fondamentale. Un piatto fotografato bene riesce a raccontare una storia, a far vivere delle emozioni o a far provare delle sensazioni a chi lo guarda: la freschezza delle foglie verdi di basilico, il sapore intenso di un pomodorino confit rosso scuro, una panatura che ha l’aria di essere veramente croccante.

Ammetto che è molto divertente e stimolante scattare fotografie alle ricette.
Nel mio caso ho iniziato con una reflex (la classica macchina fotografica con gli obiettivi intercambiabili) scattando un po’ a caso, lo riconosco. Poi, quando ho capito che avrei dovuto migliorare il mio approccio alla fotografia, mi sono dedicato allo studio seguendo corsi di formazione e leggendo libri.

Si può abbozzare un’idea disegnando l’allestimento su un foglio per capire la tipologia di inquadratura, come allestire il set e su quali dettagli focalizzarsi. E torna comunque utile cercare ispirazione fra fotografie già scattate da altri fotografi, che trattano anche temi diversi dal food.

L’importante è che il soggetto, in questo caso si parla di piatti o cocktail, sia protagonista e sempre al centro dell’attenzione. Gli elementi che lo compongono devono riuscire a emergere e la fotografia stessa deve essere di facile lettura, ovvero deve far capire da cosa è composto il piatto. Si possono aggiungere degli elementi esterni che riempiono la scena, che possono essere alcuni degli ingredienti o particolari utensili utilizzati.

Poi, come in ogni forma d’arte, esistono vari stili di food photgraphy: si va da foto minimali in cui è presente unicamente il piatto, magari privo di posate, a scene molto sfarzose; le foto possono avere un’ambientazione luminosa e chiara, oppure essere molto scure e dai toni bluastri – lo stile che preferisco.

Lo stile scelto per la fotografia può dipendere sia dal fotografo stesso sia dall’uso che ne verrà fatto. Prendiamo come esempio i cocktail. Personalmente, scatterei un cocktail estivo e agrumato in un’ambientazione luminosa e chiara, per sottolineare la sua freschezza; invece mi immagino un cocktail speziato e invernale in un’ambientazione scura che dia un senso di intensità, comfort e calore.

A volte mi capita di scattare fotografie mentre sono in viaggio e magari non ho a portata sfondi fotografici, utensili e neanche la reflex. Cosa fare quindi se ci si ritrova a scattare una fotografia a un piatto o a un cocktail e si ha a disposizione solo il proprio smartphone? Il primo consiglio è di trovare una fonte di luce naturale: può essere una finestra (meglio se la luce del sole è filtrata da una tenda), oppure posizionarsi all’esterno. Se la luce proviene da una finestra, bisogna sempre scattare in controluce, quindi basta posizionarsi con il piatto fra la fotocamera e la finestra stessa. In questo modo il piatto avrà una profondità maggiore e non risulterà appiattito dalla luce diretta. Con i cocktail, mettendosi in controluce, la luce da dietro illuminerà maggiormente il contenuto del bicchiere.

Prima di scattare è possibile aggiungere degli elementi alla scena: si può appoggiare una posata a fianco o nel piatto, come se fosse già stata usata, si può aggiungere un pezzo di pane, un bicchiere o anche elementi naturali se ci troviamo all’esterno, come delle foglie o dei frutti.
Per quanto riguarda l’angolatura di scatto, ci si può posizionare a quarantacinque gradi rispetto al tavolo o alla superficie d’appoggio del piatto, oppure, la mia preferita, dall’alto: il risultato sarà una fotografia decisamente instagrammabile!

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